“Più avanti, nel corso dell’estate, aspettando il mio primo posto d’insegnante, «bisognerà che spieghi tutto questo». Volevo dire, scrivere riguardo a mio padre, alla sua vita, e a questa distanza che si è creata durante l’adolescenza tra lui e me. Una distanza di classe, ma particolare, che non ha nome. Come dell’amore separato.”
La cifra stilistica di Annie Ernaux
Spiegare la vita di un padre, in tutte le sue sfumature. Dare voce a questo padre, che è parte della sua stessa voce, senza cedere alle facili iperboli che la scrittura concede. Leggere Annie Ernaux, e leggere Il posto, è confrontarsi con un’autrice tra le più prestigiose della letteratura autobiografica. E non è una mera questione di genere letterario. È la voce di Ernaux a renderla indispensabile. Della sua scrittura, l’essenziale è la cifra stilistica. Nulla è concesso al superfluo, nulla va sprecato. Non una consonante, non una vocale risulta fuori luogo. Nulla per ingraziarsi il lettore.
Lo stile diventa sostanza
Ernaux racconta del padre, della vita concreta e degli stati d’animo che l’hanno accompagnato, utilizzando la scrittura piatta […], la stessa che utilizzavo un tempo scrivendo ai miei per dare le notizie essenziali. E nuovamente lo stile si fa sostanza. E scrivere diventa un lungo esercizio di introspezione, in cui il riportare a galla è scavare dentro se stessi, senza temere l’oscurità. Anzi, è immergersi proprio laddove non c’è traccia alcuna di luce.
I segni della forza e dell’umiliazione
Ed è grazie a questo sforzo che vediamo emergere la figura di un uomo capace di tendere oltre il suo status sociale di nascita pur rimanendone in qualche misura ingabbiato. Un uomo per tutta la vita a metà. Metà commerciante e metà operaio. Parte del suo mondo e consapevole di una dimensione altra, sociale e civile. Un uomo umile che, grazie al lavoro e al sacrificio, e riuscito a entrare nella categoria delle persone semplici, o modeste, la brava gente. L’universo piccolo borghese, quello no. Rimarrà a lui precluso, con la certezza che non si può star meglio di come stiamo. Ecco il buonsenso, conquistato anche questo con fatica e sofferenza, di comprendere che c’è un oltre a noi precluso. Per storia familiare, per possibilità, per il tempo che inevitabilmente manca.
L’orgoglio
Senza comunque arrendersi e permettendo alla giovane Annie, grazie allo studio, di andare oltre, lei sì. Traghettatore tra due sponde, in questo genitore nell’accezione più piena del termine. E sarà così che vedrà conquistare alla figlia
“Forse il suo più grande motivo di orgoglio, o persino la giustificazione della sua esistenza: che io appartenessi a quel mondo che l’aveva disdegnato.”
Il posto è un oggetto fisico semplice, un libro, dove però si compie il grande mistero della letteratura. Leggiamo di Annie e di suo padre e della madre e ritorniamo al nostro posto e ai nostri genitori. E pensiamo a loro e li raccontiamo con la voce che potrebbe utilizzare Ernaux. E funziona. Della sua voce possiamo fidarci e le possiamo affidare i nostri ricordi più cari. È questo il premio più importante che onora la vita di uno scrittore.
Titolo : Il posto
Autore : Annie Ernaux
Editore : L’orma editore
Pagine : 120
Prezzo : 13,00