“Dopo che Benito Mussolini ha abbandonato il balcone, risucchiato dalla penombra del palazzo, giù in basso la piazza si svuota in fretta, senza sussulti, senza grida di evviva. Niente osanna, nessuna manifestazione patriottica, tutti a casa con i propri pensieri. Tra le tante, non rimane che un’unica, grande passione: la paura.”
Roma 6 giugno millenovecentoquaranta. Il dado è tratto. Il Duce del Fascismo ha da poco terminato di annunciare al suo popolo l’entrata in guerra. La dichiarazione di belligeranza è stata consegnata agli ambasciatori di Francia e Gran Bretagna. Il romagnolo Mussolini ha oltrepassato il suo personale Rubicone. Così si conclude M. Gli ultimi giorni dell’Europa volume edito da Bompiani nel settembre del 2022. Terzo atto, dopo Il figlio del secolo e L’uomo della provvidenza, dedicato da Antonio Scurati al racconto del Fascismo attraverso lo sguardo e la voce dei protagonisti del Ventennio.
Il punto di vista.
Il volume racconta gli eventi che vanno dal 1938 al giugno del 1940 e le motivazioni del progressivo e ineluttabile avvicinamento tra l’Italia fascista e la Germania nazionalsocialista. L’abilità nell’uso delle fonti accompagnato da un sapiente ricorso alla fantasia permesso dalla forma romanzo, ha consentito a Antonio Scurati di fare con M. Gli ultimi giorni dell’Europa un romanzo storico non romanzato. Ovvero privo di concessioni arbitrarie rispetto a quello che storicamente è stato. La realtà del triennio preso in considerazione viene raccontata affiancando, sovrapponendo in alcuni casi, le vicissitudini affrontate da personaggi apparentemente periferici, ma non per questo meno importanti, a chi, di quel periodo, ha fatto la cronaca e la storia. E allora si trovano le riflessioni dell’accademico Ranuccio Bianchi Bandinelli. I tormenti di Renzo Ravenna, fascista nonché podestà di Ferrara caduto in disgrazia dopo la promulgazione delle Leggi razziali. E ancora, le amare riflessioni di Margherita Sarfatti, donna in fuga nei giorni che videro il mondo precipitare verso la guerra, lei che, brillante intellettuale, aveva educato e inserito il giovane Mussolini, amante ricambiata, negli ambienti che contano della politica nazionale e poi sostituita dalla più giovane Claretta Petacci.
L’esprit du temps.
Il libro, in questo prossimo al primo volume di M., presenta molti punti di contatto con il tempo presente. L’ideologia imperiale e di potenza alla base della strategia politica di Hitler, l’uso della retorica per giustificare l’annessione manu militari di territori abitati da minoranze linguistiche vittime di presunte persecuzioni e discriminazioni. Ecco l’esprit du temps, quel cogliere il sentimento del tempo, che, senza cedere a inappropriati parallelismi, Antonio Scurati evoca come sinistro presagio rispetto ai tempi attuali. La guerra come spettro che prende forma. La guerra, oggi, nuovamente presente nel cuore dell’Europa. Facile cogliere le analogie tra la sindrome di accerchiamento della Germania hitleriana e la Russia odierna. La minoranza germanofona dei Sudeti utilizzata come movente per giustificare l’invasione della Cecoslovacchia come, dal 2014 sino al precipitare del 2022, quella russofona nell’Est Ucraina per le mire espansionistiche di Putin.
L’essenza del Fascismo, il sentimento della paura.
M. è pur sempre il romanzo del Fascismo, della sua intima natura connessa ad un sentimento – la paura – che ne è stata cifra e non lo ha mai abbandonato. Determinandone dapprima la conquista del potere – la paura della Rivoluzione, la paura del bolscevismo, la paura dello squadrismo – e poi la paura di un uomo, Mussolini, quella che il possibile venir meno all’abbraccio tedesco, anche attraverso l’espediente prolungato della non belligeranza o della neutralità, avrebbe potuto esporlo a una sicura ritorsione tedesca.
“Si vedeva trascinato su una via che egli stesso aperta, prigioniero del sistema che gli doveva la vita, e di passioni che egli aveva scatenato, verso uno scopo che gli sembrava per lo meno incerto. Avendo provocato il vento, temeva la tempesta. Dalle memorie di Grigore Gafencu, ministro degli esteri romeno.”
La politica come domatrice di eventi.
Mussolini rimarrà convinto, anche nell’imminenza dell’entrata in guerra, di poter giocare partite su più tavoli, con la Germania e la Gran Bretagna, cercando di lucrare vantaggi da questa posizione. Sua era la convinzione di poter utilizzare la politica come domatrice di eventi, come arte del possibile, senza aver compreso come l’unico obiettivo della Germania hitleriana fosse la guerra. E questo scollamento, questa incomprensione dei reali intendimenti di Hitler, sarà la pietra d’inciampo su cui cadrà Mussolini trascinando con sé il Paese. Le rapide vittorie tedesche in Polonia, Norvegia, Olanda, Belgio e Francia non saranno altro, per Mussolini, che ulteriore conferma di una imminente vittoria tedesca. La discesa in guerra, nonostante l’impreparazione militare dell’esercito italiano, non si poteva procrastinare pena l’esclusione dal banchetto sul quale si sarebbero spartite le spoglie dei vinti. E l’uomo che doveva se non tutte almeno gran parte delle sue fortune al saper coglier e volgere a proprio favore gli umori del popolo dimostrò, nel momento cruciale, un tragico scollamento con la realtà del Paese. Rimase aderente alla sua idea di popolo guerriero in armi nonché prigioniero della passione che sempre guidò il Fascismo, la paura. Mai scommessa ebbe esito più tragico.
Titolo : M. Gli ultimi giorni dell’Europa
Autore : Antonio Scurati
Editore : Bompiani
Pagine : 432
Prezzo : 24,00