“E la notizia è: la regina non morirà, ha troppo da fare per uccidersi oggi. Sarà per un’altra volta, magari tra un centinaio d’anni. Intanto saranno successe cose. Per esempio immagino che tra un paio d’annetti potrei star lì sulla torre alta della città a bere un Bloody Mary, e vedermi arrivare un’ancella trafelata con un dispaccio”.
Ritorna Valeria Parrella e lo fa con la raccolta di racconti Piccoli miracoli e altri tradimenti (Narratori Feltrinelli, 112 pagine, 15 euro). Racconti. E, aggiungo, era ora. Era ora perché il racconto, in Italia, è stato talmente tanto bistrattato da godere tuttora di poca salute. E allora, grazie Parrella e grazie anche a quei giovani scrittori degli anni zero – e penso, tra gli altri, a Luca Ricci – che hanno fatto della narrazione breve in prosa la loro forma stilistica prediletta.
I racconti di Parrella sono esercizi da funamboli, e in questo richiamano il suo esordio letterario – sempre una raccolta di racconti – Mosca più balena che le valse nel 2004 il Premio Campiello Opera Prima. È camminare su di una corda tesa senza rete al di sotto. Nulla è perduto, superfluo, inutile. Tutto è necessario e si tiene, dalla punteggiatura all’avverbio alla durata di un capoverso. Togliere equivale a far venire giù tutto. E di questa necessità è opera sapiente la scrittura artigiana di Parrella che leviga e smussa sino a rendere cristallino il testo. Nulla più e nulla meno.
Nei racconti, dodici in totale, scorre vita vissuta. Fatti che possiamo ascoltare distrattamente in coda alla cassa del supermercato. Oppure mentre si attendono i figli fuori da scuola. Notizie e avvenimenti, piccoli, di vita comune, che ci investono senza esserne andati alla ricerca e, pertanto, rimaniamo noi, indifesi ai loro sviluppi e alle loro possibili ripercussioni sulle nostre esistenze.
Si disvelano subito, i racconti. Come una dichiarazione d’intenti. Sono attraversati dalla pandemia, dall’amore, dal sesso, dall’innamoramento, dal tradimento. I colori di una casa a lutto. Ribellioni a usi e costumi, che altro non sono se non tradimenti o piccoli miracoli. Sono di figli voluti e di figli non voluti e di anelli in filigrana. Che poi si tengono, i piccoli miracoli e gli altri tradimenti. Come lo scivolare di un semitono durante la lettura di uno spartito.
Tra questi si segnala Mamma – a cui tocca in sorte, ma sarà poi così, aprire la raccolta – e che, insieme a Didone, lascia intravedere la parte più intima della scrittrice. E qui che la città, Napoli, il territorio, il quartiere e l’Italsider, la scrittura orale di Parrella ci rimandano al mondo intimo della scrittrice. È Parrella.
“Mamma, ma ti rendi conto che sembri un personaggio uscito da una commedia all’italiana?”
Allora io, senza replicare, sono andata di là in cucina a cospargere la superficie della pastiera di zucchero a velo. Ho aperto la dispensa e ci sono passata attraverso: e di là c’era un cielo pieno di nuvole, ma non minacciose, e una strada lunga e grigia costeggiata da entrambi i lati da un campo verde scuro, di erba bassa, come incredula, e ci abbiamo camminato per un lungo tratto, facendo sentire il rumore dei nostri tacchi: io, Michel Piccoli, Milena Vukotic, Jean-Pierre Cassel.
Di Valeria Parrella c’è in tutte le protagoniste di Valeria Parrella. Ed è bello e necessario che sia così.
Titolo : Piccoli miracoli e altri tradimenti
Autore: Valeria Parrella
Pagine : 112
Prezzo : 15,00 €